Lapierre E-Zesty AM 90

Cosa è una “Hybrid MTB”?

Questo è il termine utilizzato da Lapierre per definire un nuovo filone di E-Bike, forse un po’ più “Bike” ed un po’ meno “E”. Siamo curiosi, questa E-Zesty AM 9.0 la vogliamo mettere alla prova per capire quali potenzialità offre ad un utente medio, i suoi pregi ed i suoi difetti. Abbiamo scelto la location più adatta per una prova All Mountain che sconfini verso l’Enduro: è Finale Ligure con i suoi impareggiabili trail, per testare a 360° questa nuova idea di andare in Mountain Bike.

Il nostro partner non poteva che essere Evolve Shop di Finale Ligure, che vende e noleggia le Lapierre ma anche molto molto altro … Consentitemi una rapida digressione: la prima volta che sono entrato da Evolve mi sono sentito come un bambino che entra in un negozio di giocattoli. Per esempio, cerchi uno zaino? Qui ne trovi decine di varianti, neanche online hai tanta scelta, ma in negozio puoi contare sulla professionalità dei ragazzi che ci lavorano, tutti appassionati di due ruote come te. Lo stesso per l’abbigliamento, le protezioni, le biciclette … un tempio che vale sicuramente una visita! Usciamo dal negozio, il nostro itinerario sale verso Base Nato e scende da una delle tante varianti che attraversano i boschi attorno al Colle del Melogno.

Ci viene affidata una taglia XL, forse un po’ abbondante per me che sono a cavallo con la taglia inferiore: comunque la posizione in sella è ok, un po’ distesa ma ottima per pedalare; solo la sella risulterà un po’ duretta con il passare delle ore: ma chi compra una E-Zesty ha già sicuramente la sua sella preferita da montare. Il telescopico lavora molto bene e il manubrio è bello largo, 780 mm, come ormai ci si aspetta da una Mtb All Mountain.

Pronti, via! Partiamo a motore spento, la salita verso Calice è dolce e ci permette di testarla come se fosse una normale Mtb: malgrado i copertoni Maxxis High Roller II, non proprio scorrevolissimi su asfalto, la pedalata è fluida e piacevole. In un primo tempo ci dà l’impressione di essere una 29”, al punto che alla prima sosta controlliamo che non ci abbiano cambiato le ruote: macché, è solo una sensazione, ma molto piacevole quando si pedala in falsopiano. Quando la salita si fa più ripida ci viene naturale chiedere un po’ di aiuto al motore Fazua: il comando al manubrio seleziona i tre livelli disponibili, led verdi, blu e rossi più bianchi per mettere il motore in stand by per oltre 6 ore, perché l’accensione è nella batteria, sotto la cover. Durante la giornata ci è capitato più volte di mettere in stand by il motore e di continuare con le nostre forze, più per il gusto di pedalare che per risparmiare energia: a fine giro avremo la conferma che l’autonomia della E-Zesty è più che sufficiente per divertirsi per tutto il giorno.

Ma quanto aiuta questo Fazua? Io ero pronto a faticare e sbuffare quasi come su una Mtb muscolare e invece ecco la prima sorpresa: i led verdi del primo livello ci accompagnano con una pedalata vigorosa e molto naturale, più intensa dell’Eco di Bosch o di Yamaha per intenderci. Qual è il suo limite, dunque? La cadenza, che per avere una buona coppia deve essere quella che piace a lui, almeno 70/80 pedalate al minuto. Sotto questa soglia la coppia cala vistosamente, di più rispetto ai motori delle altre E-Bike. Ma ci si abitua in fretta, l’ottima rapportatura  a 12 velocità che arriva fino al pignone 50 ci consente di mantenere la giusta cadenza anche sulle salite importanti. Il prezzo da pagare è la frequenza con cui dobbiamo utilizzare il cambio, un ottimo Sram GX che garantisce cambiate rapide e precise. Il motivo è presto detto: se il range della cadenza ottimale è più limitato, dovremo cercarlo utilizzando sempre il rapporto giusto.

E quando il gioco si fa più duro, nel nostro caso un Rock Garden di sassi rimescolati da un nubifragio notturno, è sufficiente selezionare il secondo livello. Che cosa succede? Apparentemente niente, per un paio di secondi viene voglia di pigiare nuovamente sul comando ma ecco che magicamente le nostre gambe guadagnano velocità e raggiungono la cadenza giusta. Niente altro ci fa intuire di aver aumentato l’assistenza, sembra quasi che sia diminuita la salita talmente la manovra è naturale e impercettibile. Lo stesso avviene andando a selezionare il terzo livello, che in tutto il Tour non sono riuscito a provare per “necessità”. Per testarlo ho dovuto affrontare una salita impossibile per gli umani e lui ha fatto bene il suo dovere, anche in questo caso senza farci accorgere della sua presenza!

Beh, insomma, quasi senza accorgersene. Perché la nota stonata di questo motore “impercettibile” è il suo rumore, sempre presente quando è in funzione, con un’intensità abbastanza costante a differenza di altri motori che diventano più invadenti solo a cadenze elevate. Ma non è mai fastidioso, diventa un sottofondo che facciamo in fretta a dimenticare, salvo quando lo disattiviamo e allora la differenza acustica diventa più evidente. Insomma, i puristi dei motori iper silenziosi potrebbero avere qualcosa da ridire, a noi non ha infastidito per niente. Un’altra situazione in cui si percepisce il rumore è nei falsopiani: la modalità di assistenza è curiosa perché il motore ha un’alternanza continua di attivazioni e stand by, quasi alla stessa cadenza della pedalata. L’aiuto è talmente naturale che ce ne rendiamo conto solo attraverso il rumore intermittente, anche in questo caso assolutamente sotto la soglia del fastidio. Ok, il Brose è più silenzioso, ma è anche meno naturale del Fazua, non si può avere tutto se si vuole un’E-Bike leggera.

Infatti, qui abbiamo una MTB a pedalata assistita che pesa poco di più di una Enduro, quando è senza motore e batteria. Ma anche completa di tutto ci è sembrata comunque più simile a una Mtb che ad una E-Bike. Un bivio sbagliato ci ha anche obbligati ad un tratto di portage e, anche qui, la differenza di peso è stata piacevolmente inferiore rispetto alle altre “elettriche”.

Siamo alla Base Nato, ne approfittiamo per osservare con attenzione la Lapierre nei particolari, per apprezzarne la cura costruttiva e la linea sinuosa e slanciata: ma qui mi fermo perché gli aspetti estetici sono assolutamente soggettivi.

Inizia la discesa: per scaldarci scegliamo un trail di media difficoltà, flow ma con alcuni passaggi più tecnici. La E-Zesty ci ripropone il dubbio sulla dimensione delle ruote tanto è precisa ed efficace nei tratti più scassati, infonde una sicurezza che ti invita ad osare, a provare passaggi che i tuoi occhi e la tua esperienza ti sconsiglierebbero. Sui tratti flow è su due binari, dove la metti va. Solo aumentando molto il ritmo inizia a farci capire che la sigla AM significa che non è una Mtb da Enduro nè tantomeno da Downhill. Ma il suo limite è alto, molto alto. Ovviamente tutto questo ha un costo, la stabilità prevale sulla maneggevolezza e quindi la guida sporca non fa per lei, la si dovrebbe forzare perdendo le sue ottime qualità: cerchiamo la nostra linea, seguiamola e lei fa il resto. Stop!

Ci stiamo avvicinando a Finalborgo, un ultimo strappo al Castello per apprezzare sul tracciato pietroso l’ottimo lavoro delle sospensioni Fox da 150 mm di escursione ed è già tempo di bilanci … energetici. La batteria è da 250wh, quanto potrà durare? Ci stiamo abituando a batterie da più di 600wh, da 750, molto, molto di più di questa. Il bilancio della giornata è il seguente: 33 km per 1.200 mt di dislivello con un consumo di 10 tacche su 12. Possiamo immaginare che i 1.500 mt D+ siano alla sua portata considerando i quasi 90 kg del tester e che durante il test abbiamo utilizzato l’assistenza senza esagerare né lesinare, come potrebbe fare un utente mediamente allenato. Per trasparenza sottolineo “mediamente allenato” perché chi consuma una batteria da 500wh in meno di 1.000 mt di dislivello, con questa non andrà lontano. Il Biker ideale per la E-Zesty è quello che ama pedalare ma che non può o non vuole più fare sforzi eccessivi, che vuole godersi le discese con le forze necessarie per poterle affrontare in piena sicurezza.

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